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Davide Turatti27-feb-2025 15.30.466 min read

L’aggiornamento Google di dicembre 2024: implicazioni per le aziende

L’aggiornamento Google di dicembre 2024: implicazioni per le aziende
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L’aggiornamento Google di dicembre 2024 e le implicazioni per le aziende 

Dicembre 2024 ha segnato una svolta nel mondo della SEO. A pochi giorni dalle festività, Google ha rilasciato due aggiornamenti algoritmici di grande impatto: il December 2024 Core Update (12-18 dicembre) e l’aggiornamento antispam (19-26 dicembre).
L’eccezionale velocità del primo aggiornamento e la tempistica ravvicinata del secondo hanno generato un'elevata volatilità nelle SERP, colpendo anche aziende consolidate e siti autorevoli. In particolare, HubSpot, noto per i suoi contenuti di marketing, ha subito una drastica riduzione del traffico organico, passando da 13,5 milioni a 8,6 milioni di visite in un solo mese.
Questa serie di aggiornamenti ha ridisegnato il panorama della ricerca online, rafforzando l’importanza dei principi E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) e introducendo nuove sfide per le aziende. Ma quali sono stati gli effetti concreti? E soprattutto, come possono le imprese proteggere la propria visibilità online?

HubSpot e il rischio di una strategia troppo ampia

L'esempio più eclatante dell’impatto dell’update è stato HubSpot, il cui traffico è crollato del 36% in un solo mese. Il motivo? Google ha penalizzato i siti che pubblicano contenuti troppo distanti dalla loro area di competenza, un tema fondamentale della nuova SEO basata su E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness).

HubSpot, inizialmente focalizzato su strumenti di marketing e vendite, ha ampliato troppo la propria produzione di contenuti, perdendo autorevolezza agli occhi di Google.

Vediamo nel dettaglio quali cambiamenti ha introdotto il primo dei due aggiornamenti di Google e come questo si ripercuote sul posizionamento dei siti web.

Il December 2024 Core Update, rilasciato il 12 dicembre e completato il 18 dicembre, ha ridefinito alcuni dei parametri chiave con cui Google valuta i contenuti. Tra le principali novità:

1. Maggiore enfasi sulla qualità e autorevolezza dei contenuti

Google ha perfezionato la sua capacità di distinguere tra contenuti realmente utili e approfonditi e quelli creati unicamente per migliorare il ranking. Sono stati premiati articoli dettagliati, basati su fonti affidabili e in grado di fornire un reale valore aggiunto agli utenti.

2. Migliore comprensione del contesto e dell’intento di ricerca

L’algoritmo è ora più efficace nel comprendere il significato delle query, riconoscendo il contesto e l’intento degli utenti. Questo significa che le pagine che rispondono in modo preciso e pertinente alle domande degli utenti hanno maggiori probabilità di ottenere una buona visibilità.

3. Penalizzazione di strategie SEO manipolative

Tecniche come il keyword stuffing (uso eccessivo di parole chiave), il link building artificiale e la pubblicazione di contenuti generati automaticamente sono state ulteriormente penalizzate. Le aziende che hanno basato la propria strategia su pratiche non etiche hanno subito un calo significativo nel ranking.

Secondo alcune analisi preliminari, le fluttuazioni nelle SERP (Search Engine Results Pages) sono state più marcate rispetto ad aggiornamenti precedenti, con siti che hanno registrato forti miglioramenti o drastici cali in base alla loro conformità ai nuovi criteri di valutazione.

Al termine del primo update, Google ha rilasciato il secondo aggiornamento, quello relativo all’antispam mirato a ridurre la diffusione di contenuti fuorvianti o manipolativi. 

Queste sono state le principali aree di intervento:

  • Uso improprio di domini scaduti: Google ha penalizzato i siti creati su domini con una buona reputazione, ma utilizzati esclusivamente per migliorare il ranking tramite link artificiali.
  • Produzione di contenuti di bassa qualità su larga scala: Le pagine realizzate senza un reale valore per gli utenti, spesso generate automaticamente o tramite tecniche di automazione, hanno subito una drastica riduzione della visibilità nelle SERP.
  • Sfruttamento ingannevole della reputazione di un sito: Alcuni siti ospitavano contenuti di terze parti non verificati per sfruttarne l’autorevolezza e ottenere un miglior posizionamento. Per contrastare questa pratica, Google ha implementato misure che limitano l’efficacia di tali strategie.

Queste modifiche rafforzano l’obiettivo di Google di garantire un ecosistema digitale più trasparente e affidabile, privilegiando fonti autorevoli e penalizzando pratiche scorrette.

Come devono rispondere le aziende a questi aggiornamenti?

Per adattarsi alle nuove regole imposte da Google e proteggere la propria visibilità online, le aziende devono adottare un approccio SEO etico, strategico e orientato alla qualità. Le tecniche del passato, basate su manipolazioni dell’algoritmo e sull’ottimizzazione superficiale dei contenuti, non funzionano più. Google punta sempre più sull’esperienza reale degli utenti, premiando contenuti autentici, esperienziali e autorevoli.

Di conseguenza, per affrontare con successo i cambiamenti nelle SERP, le aziende devono concentrarsi su tre pilastri fondamentali: la qualità dei contenuti, l’esperienza utente e il monitoraggio costante delle performance SEO.

1. Investire in contenuti autentici e di valore

Google continua a premiare contenuti approfonditi e dettagliati, ben documentati e realmente utili per gli utenti. Non basta più pubblicare articoli generici o ottimizzati solo per le parole chiave: l’obiettivo deve essere quello di offrire un valore reale al pubblico.

  • Utilizzare dati verificabili e fonti affidabili: i contenuti devono basarsi su ricerche, studi di settore e statistiche aggiornate. Google dà priorità alle informazioni supportate da prove concrete.
  • Focalizzarsi su approfondimenti originali: pubblicare articoli che aggiungano valore rispetto alla concorrenza, evitando di limitarsi a rielaborare informazioni già esistenti sul web.
  • Rispondere alle reali esigenze degli utenti: analizzare le intenzioni di ricerca e fornire contenuti esaustivi, ben strutturati e in grado di rispondere in modo chiaro alle domande più frequenti.
  • Integrare formati multimediali: infografiche, video, podcast e immagini di qualità migliorano l’esperienza dell’utente e aumentano il tempo di permanenza sulle pagine.

2. Ottimizzare l’esperienza utente (UX)

Un sito web di qualità non è solo una questione di buoni contenuti: deve anche garantire una navigazione fluida e intuitiva. L’esperienza utente è ora un fattore determinante per il ranking. Se un sito è lento, poco accessibile o difficile da navigare, gli utenti lo abbandoneranno rapidamente e Google lo declasserà nei risultati di ricerca.

  • Velocità di caricamento delle pagine: un sito lento penalizza l’esperienza dell’utente e aumenta il bounce rate. È fondamentale ridurre i tempi di caricamento ottimizzando immagini, codice e server.
  • Design responsive: il sito deve essere perfettamente navigabile da qualsiasi dispositivo (smartphone, tablet, desktop). Oltre il 60% delle ricerche avviene da mobile e Google dà priorità ai siti ottimizzati per questi dispositivi.
  • Struttura chiara e intuitiva: la navigazione deve essere semplice e immediata, con menu ben organizzati, link interni strategici e una disposizione dei contenuti che faciliti la lettura.

3. Monitorare regolarmente le performance SEO

I continui aggiornamenti di Google richiedono un monitoraggio costante delle performance del sito per individuare eventuali cali di traffico e intervenire tempestivamente. Non basta ottimizzare una volta e poi dimenticarsi della SEO: l’analisi e l’adattamento devono essere continui.

  • Google Search Console: permette di analizzare il rendimento delle pagine, individuare problemi di indicizzazione e verificare la presenza di penalizzazioni.
  • Google Analytics 4: utile per monitorare il traffico, il comportamento degli utenti e il tasso di conversione.
  • Strumenti di analisi delle keyword (Semrush, Ahrefs, SEOZoom): aiutano a comprendere le variazioni nei ranking e a identificare nuove opportunità di posizionamento.

4. Evitare pratiche SEO rischiose

L’era delle tecniche di manipolazione è finita. Google è sempre più abile nel riconoscere e penalizzare le strategie SEO scorrette, come il keyword stuffing, la creazione artificiale di backlink o la pubblicazione di contenuti generati automaticamente senza valore aggiunto.

  • Essere cauti e competenti nelle attività di link building. Puntare su backlink naturali e di qualità da fonti autorevoli.
  • Non creare contenuti automatizzati o di bassa qualità 
  • Scrivere testi originali, basati su esperienza diretta e competenze reali.
  • Non abusare di tecniche SEO black-hat 
  • Seguire le linee guida di Google per ottenere risultati sostenibili nel tempo.

 

Gli ultimi aggiornamenti di Google confermano una direzione chiara: premiare la qualità e penalizzare i contenuti ingannevoli. Le aziende che vogliono preservare la propria visibilità online devono abbandonare tecniche superate e investire su strategie SEO orientate al valore.

L’evoluzione dell’algoritmo di Google impone un adattamento costante, ma rappresenta anche un’opportunità: chi saprà creare contenuti autorevoli, offrire un’esperienza utente eccellente e adottare pratiche SEO etiche sarà in grado di consolidare la propria presenza digitale e rimanere competitivo nel lungo termine.



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